Il Natale nelle copertine de La Piê - Biblioteca Comunale - Comune di Lugo

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Il Natale nelle copertine de La Piê

 

Il Natale nelle copertine de La Piê 

In occasione delle festività natalizie la Biblioteca Trisi rende omaggio ad una delle riviste più longeve del territorio, una rivista che porta il nome del pane più famoso in Romagna, la piadina, in dialetto appunto “La Piê”.  

“La Piê” nasce nel cuore della Romagna, a Forlì, dalle ceneri del periodico quindicinale “Il Plaustro”, che veniva pubblicato già nel 1911 per volontà di Aldo Spallici (Santa Maria Nuova di Bertinoro, 1886 - Premilcuore, 1973), medico, cultore e promotore dell'identità e delle tradizioni popolari romagnole. 

L’avventura de “Il Plaustro” si concluse dopo pochi anni, nel 1914, probabilmente per il suo carattere troppo elitario, che non ne aveva favorito la diffusone. Spallici motivò così il suo fallimento, “Il Plaustro si smarrì tra un rudero e una tomba. La Piê vuol camminare tra la nostra gente”.  

Qualche anno più tardi, nel 1919, nel cuore della Romagna, alla Sisa, la villa dello scrittore e giornalista Beltramelli, nacque “La Piê”. Fu in quel luogo di ritrovo abituale di intellettuali e amici, alla presenza di Francesco Balilla Pratella, Luciano De Nardis e Antonio Beltramelli, che Aldo Spallicci propose di avviare la realizzazione di un nuovo giornale “dal cuore antico ma con l’indole moderna”. 

“La Piê” infatti raccoglie l’eredità del Plaustro proponendosi come obiettivo di essere la voce di tutti i romagnoli. A partire dal primo numero del gennaio 1920, attraverso l’alternarsi di parentesi poetiche, saggistiche e artistiche, viene raccontata tutta la Romagna. La rivista ben presto si trasformerà in un punto di riferimento per la vita letteraria del territorio, coinvolgendo negli anni, un nutrito gruppo di intellettuali che ne condivideranno gli intenti attraverso il culto della memoria e la valorizzazione del dialetto.  

Tanti i nomi dei personaggi che si sono susseguiti in questo secolo di vita, per citarne solo alcuni: Alfredo Panzini, Marino Moretti, Piero Zama, Augusto Vasina e Umberto Foschi.  

A contraddistinguere e caratterizzare la rivista è stata senza dubbio la scelta stilistica delle copertine xilografiche, divenuta una peculiarità distintiva del periodico.  
La xilografia è un procedimento di stampa con matrici lignee, incise a rilievo, tecnica tra le più semplici e antiche per stampare motivi ornamentali, figure o caratteri su stoffa o altro materiale, la stessa tecnica che da secoli veniva utilizzata nella tradizione romagnola per decorare tovaglie, tende, copriletti e soprattutto coperte per i buoi. 

Le illustrazioni de “La Pie” infatti “dovevano evocare un sentimento di appartenenza alla storia di un luogo, rappresentando in modo semplice, abbreviato ed efficace gli oggetti, i simboli e le consuetudini del territorio romagnolo”. 

Ne “La Piè” spesso si possono ammirare illustrazioni a tutta pagina delle copertine, realizzate a più legni in colori vivaci, altre volte si presentano monocrome, nel color ruggine, come per le tradizionali stampe romagnole su tela.  

A partire dal terzo anno di pubblicazione, nel 1922, in copertina cominciano ad apparire una grande varietà di temi, ogni numero è realizzato appositamente da un artista e ogni singolo numero della rivista può essere considerato una vera e propria opera d’arte.  

Negli anni più recenti non mancano esemplari in cui si è fatto uso dell’incisione su linoleum che documentano l’evoluzione del gusto e dello stile nelle copertine che vanno dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta del Novecento. 

Tra gli artisti si ricordano: Giannetto Malmerendi (1893-1968), Antonello Moroni (1889-1929), Francesco Nonni (1885-1976), Francesco Olivucci (1899-1985), Giuseppe Ugonia (1881-1944), Umberto Zimelli (1898-1972). 

 

 

Temi ricorrenti nelle illustrazioni sono l'alternarsi delle stagioni e delle feste che scandiscono il tempo della vita contadina, i momenti legati al lavoro dei campi e alla pesca, la rappresentazione naturalistica delle attività agricole e l’attenzione ai modi di vita della provincia romagnola. 

In esposizione, data la tematica legata alle tradizioni natalizie, troverete quelle pubblicate nel periodo di fine e inizio anno.  

Per esempio, in una delle prime copertine realizzate da Francesco Nonni per il numero di dicembre del 1923, è raffigurato il tradizionale ceppo che arde nel camino a Natale.  
Questa immagine ricorda la tradizione per la quale si disponevano di fronte al camino, dove bruciava il ceppo natalizio (e’ zòc ad Nadel, in dialetto), tre sedie vuote. Questo veniva fatto prima di recarsi alla messa di mezzanotte, lasciando la tavola apparecchiata con i resti del cenone. Si era così predisposto uno spazio accogliente in attesa dell’arrivo della Sacra Famiglia che sarebbe giunta durante l’assenza dei padroni di casa, trovando un luogo caldo dove potersi ristorare. Il ceppo prima di essere acceso veniva spruzzato con acqua benedetta, poi si lasciava ardere per l’intera notte. Il mattino seguente la cenere veniva raccolta dal capofamiglia che la spargeva nei campi per renderli fertili.  

Alcune copertine illustrano tradizioni e riti del passaggio dall’anno vecchio a quello nuovo, altre raffigurano paesaggi invernali, scene domestiche e vivande, senza tralasciare, il cappelletto, il re della tradizione romagnola in cucina.  

Pubblicazioni provenienti dai fondi storici della biblioteca Trisi contribuiranno ad arricchire il percorso della tradizione del Natale in Romagna, in cui ritrovare e riscoprire radici culturali e rivivere con emozione la festa più sentita dell’intero anno.